La vita, la fotografia

21 giugno – 22 settembre 2019 – Loggia degli Abati, Palazzo Ducale, Genova

Fotografare è un fenomeno strano. Ti fidi dei tuoi occhi e non puoi fare a meno di mettere a nudo la tua anima”.

Questo credeva la straordinaria Inge Morath, fotografa austriaca, famosa in tutto il mondo perché fu la prima donna fotografo a lavorare per l’agenzia Magnum Photos, un mondo che fino agli anni ‘50 era solo declinato tutto al maschile.

Palazzo Ducale di Genova presenta una grande retrospettiva di Inge Morath, che offre la stupefacente occasione di conoscere più da vicino e in modo più intenso, la straordinaria arte creativa e la profonda sensibilità di questa meravigliosa fotografa austriaca, ma autentica cittadina del mondo.

L’esposizione, curata da Brigitte Blüml–Kaindl, Kurt Kaindl e Marco Minuz, si concentra non solo sulla sua ricca produzione fotografica ma soprattutto sulla sua vita, sulla sua sensibilità, sulla sua anima.

Le oltre 170 immagini e le decine di documenti ci offrono la più ampia ed esaustiva panoramica sullo straordinario lavoro prodotto da Inge Morath, ripercorrendone l’intera carriera, ma anche regalando al visitatore curioso e appassionato, uno squarcio significativo sulla personalità così sensibile della fotografa austriaca.

Inge Morath ha imparato molto da Henri Cartier-Bresson a Ernst Haas e con cui ha collaborato in importanti reportage. Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma anche nella fotografia del “momento decisivo”, così come l’aveva definita Cartier-Bresson.

Le fotografie di Inge Morath sono immagini che raccontano squarci della società che la circonda, sviscerandola quasi, ma allo stesso modo narrano molto della sua stessa anima, della sua visione umana. In esse vedi il mondo che è intorno a noi e ci leggi tanto di lei, sono come pagine di un intimo diario segreto, che è, poi, la sua stessa vita e come lei stessa scrive: “La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”.

Questa prima retrospettiva italiana è prodotta da Suazes con Fotohof di Salisburgo, con la collaborazione di Fondazione Cassamarca, Inge Morath Foundation e Magnum Photos.

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